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Conoscere la Maremma e la sua storia, arte e cultura millenaria

Conoscere la Maremma strada facendo percorrendo un viaggio nel tempo visitando i luoghi del territorio più importanti è il modo migliore per apprezzarla pienamente. Senza seguire la solita strada dei “luoghi turistici più frequentati” ma conoscere la Maremma vera quella sprigionata da ogni luogo e da ogni manufatto di questo splendido territorio.

Per le persone che passano dalla Maremma per lavoro o per vacanza vogliamo che alla fine del viaggio resti dentro di loro qualcosa di vero e di tangibile di questo territorio, qualcosa che si porteranno a casa e di cui parleranno con amici e conoscenti. Questa è la migliore strategia di marketing che un’azienda turistica può avere perché il passaparola è un sistema efficace e capillare per promuovere un brand.

La Maremma viene descritta bene dalla poesia dal poeta Giosuè Carducci “Traversando la Maremma Toscana”.

Articoli per Conoscere di più la Maremma

Il borgo antico di Tirli

Il borgo antico di Tirli è distante pochi km dal nostro agriturismo e merita sicuramente una visita per conoscere e asprezzare questo borgo antico. [ leggi articolo ]

Vetulonia è stata una città molto potente nell’epoca etrusca sia dal punto di vista militare che economico e ha fatto parte della Dodecapoli, le 12 città etrusche più importanti. [ leggi articolo ]

La spiaggia e la qualità del mare di Cala Violina sono tra le più belle d’Italia e attraggono ogni anno migliaia di turisti da tutto il mondo. [ leggi articolo ]

La Riserva della Diaccia Botrona a pochi km dal nostro agriturismo è un’area faunistica di importanza internazionale dove è possibile vedere e ammirare alcune specie protette. [ leggi articolo ]

"Traversando la Maremma Toscana" di Giosuè Carducci

Dolce paese, onde portai conforme l’abito fiero e lo sdegnoso canto e il petto ov’odio e amor mai non s’addorme, pur ti riveggo, e il cuor mi balza in tanto.

Ben riconosco in te le usate forme con gli occhi incerti tra ’l sorriso e il pianto, e in quelle seguo de’ miei sogni l’orme erranti dietro il giovenile incanto.

Oh, quel che amai, quel che sognai, fu in vano; e sempre corsi, e mai non giunsi il fine; e dimani cadrò. Ma di lontano pace dicono al cuor le tue colline con le nebbie sfumanti e il verde piano ridente ne le pioggie mattutine. (Giosuè Carducci)

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Conoscere la Maremma e la sua storia, arte e cultura millenaria

Per conoscere la Maremma già nella Divina Commedia ne venivano delineati i confini tra Cecina e Tarquinia nell’Alto Lazio. Quello che rende unica la Maremma, facendone un microcosmo perfetto, è la diversità del suo territorio. Mare, collina e montagna si fondono insieme e colorano diversamente il paesaggio. L’azzurro del mare cristallino dell’Argentario, il nero degli scogli di Talamone, il giallo delle lunghe spiagge di Castiglione della Pescaia, il verde delle colline di Massa Marittima e il marrone del Monte Amiata.

Conoscere la Maremma è indubbiamente una cosa da fare se siamo in vacanza da queste parti perchè ha molto da offrire. Non solo cultura e paesaggi mozzafiato, ma anche prodotti tipici e vini da degustare. La cucina maremmana è fatta di piatti semplici e tradizionali realizzati con prodotti locali e stagionali di altissima qualità da accompagnare con un buon bicchiere di Morellino di Scansano o di Bianco di Pitigliano.

Il piatto più rappresentativo è l’acquacotta, che ha sfamato intere generazioni di maremmani ed è il simbolo dell’arte di fare di necessità virtù. Infatti non esiste una ricetta unica poichè ogni massaia usava i prodotti stagionali del suo orto e il formaggio del suo gregge. Sicuramente l’ingrediente comune a tutte le ricette è l’olio extra vergine dei colli maremmani.

Conoscere la Maremma fino in fondo ti riempie di gioia e ti da una sensazione di grande meraviglia per la ricchezza paesaggistica e storico-culturale di un territorio come la Maremma Toscana. Un tempo era un’area poco considerata e tenuta ai margini per essere stata un territorio che una volta era un palude ma dopo la bonifica ha consentito a questa zona di rinascere e diventare un’opzione importante dell’offerta turistica del Bel Paese

La Maremma Toscana non ha dei confini netti ed oggi è meta di molti turisti e travel blogger, ma viene idealmente considerata dalla fascia costiera che comprende la Provincia di Livorno, fino a tutta la parte della Provincia di Grosseto (i suoi confini meridionali sono quelli relativi al territorio dell’Argentario e la zona di Capalbio, andando oltre ci si addentrerebbe in quella che è la Maremma Laziale), arrivando internamente fino alle pendici del Monte Amiata, quasi a ridosso della Provincia di Siena.

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Stefano G
Stefano G
20. Settembre, 2021.
Verificata
Ottimo agriturismo Bell’Agriturismo a circa 6 km. da Castiglione. Si trova in una zona molto tranquilla e perfetta per chi, come noi, ana fare giri in bicicletta. La struttura è molto carina, tutti gli appartenenti, molto ben tenuti, hanno una spazio privato esterno, e sono dotati di tutti i confort. La struttura è gestita da Flora, splendida padrona du casa e fonte di informazioni utili.
Marco Duccio Turchi
Marco Duccio Turchi
28. Giugno, 2021.
Verificata
Incantevole Con mia moglie abbiamo trascorso due notti in questa struttura, dove regna l'armonia: tranquillo, bellissima posizione e splendido panorama, cura dei dettagli e delle zone verdi circostanti, luogo ventilato, accoglienza ottima e gentilezza della proprietaria. Raramente abbiamo respirato un'atmosfera di relax come quella appena passata. Peraltro, la strada che collega a Castiglione della Pescaia è bellissima, 4 km che attraversano la campagna della Maremma fino alle soglie del paese, tranquillamente percorribili in bicicletta. Quindi vicinanza al mare ed ai servizi, ma in un contesto di assoluta tranquillità e riservatezza. Non posso che consigliare questo agriturismo, per chi avrà la fortuna come noi di trovare qualche notte disponibile. È stata la prima volta che abbiamo soggiornato a La Merla, ma ci auguriamo che non sarà stata l'ultima, contiamo di tornarci perché ci siamo stati davvero molto bene.
Cicciot17
Cicciot17
21. Agosto, 2020.
Verificata
Solo conferme Dopo 1 anno siamo tornati in questo luogo appartato ma non troppo distante dal centro di Castiglione. Sempre simpatica e premurosa la titolare Flora nonostante l'annata particolare. Se amate gli animali sarete ospiti di 2 "pericolosissimi" cani lupo e di alcuni gatti simpaticissimi. Adatto per trascorrere un periodo di ferie in tranquillità, al fresco rispetto alla costa e da cui partire per il mare ma anche per viste più turistiche.
Massimo P
Massimo P
17. Agosto, 2020.
Verificata
Splendido Relax Castiglione della Pescaia da sempre e' stato nei nostri cuori. Da giovani, da Adolescenti ed ora da .... maturi... Una struttura come questa, comoda, accogliente, contraddistinta dalla cortesia e discrezione di Flora e' quello che ci voleva per riprendere il filo del discorso con la splendida località della costa tirrenica. Buonissimi i prodotti dell'azienda. L'unico neo.... e' durato poco. Da ripetere Enrica e Massimo
Ilenia
Ilenia
26. Luglio, 2020.
Verificata
Un paradiso di relax nelle colline di Castiglione della Pescaia Incantevole vacanza in questo perfetto paradiso di relax a 10 minuti di auto dalle bellissime spiagge di Castiglione della Pescaia. Accoglienza perfetta della disponibilissima Flora con i loro prodotti: olio, vino, pomodori e marmellata. Clima familiare nel pieno rispetto della privacy e del distanziamento (monolocali con accesso indipendente e spazi comuni sanificati costantemente). Esperienza consigliatissima!
Cicciot17
Cicciot17
20. Agosto, 2019.
Verificata
Breve ma molto intenso Recente soggiorno in questo splendido agriturismo trovato quasi per caso che ha avuto quale unico limite la brevità.... un motivo in più per tornare. Lo troverete ad una distanza dal centro abitato di non più di 10 minuti in auto, traffico molto contenuto e in buona posizione per raggiungere le spiagge o i centri abitati prima e dopo Castiglione. È gestito in prima persona da Flora e dalla sua simpatica famiglia, tutti molto discreti ma sempre presenti senza invadenza; con loro collaborano un simpatico gatto rosso e un"pericolosissimo" cane lupo Leo. Il clima era veramente perfetto tanto è vero che l'aria condizionata è rimasta disoccupata anche nelle giornate più calde. Appartamento adeguato a 2 persone con angolo cottura in veranda, parcheggio coperto e possibilità di passeggiate varie. Com'è non ricordare alla fine gli assaggi dei prodotti della tenuta dall'olio al vino passando per le marmellate di Flora. Sicuramente una splendida sorpresa così come tutta la zona ed il suo mare
sara t
sara t
15. Agosto, 2019.
Verificata
Un posto magico Se cercate un po' di relax, questo é il posto giusto per voi. Immerso nella natura, silenzioso, a pochi minuti dalle principali spiagge. Gli appartamenti sono arredati in modo essenziale, ma completo e c'è anche l'aria condizionata. L'angolo cottura é dotato di tutto il necessario. La signora Flora e la sua famiglia ti fanno sentire a casa, i prodotti che ti porta sono buonissimi e, anche grazie alla cena da loro organizzata una volta alla settimana per tutti gli ospiti, si crea un clima amicale che rende la vacanza ancora più speciale. Grazie di cuore, continuate così!!
CarloSantagata
CarloSantagata
9. Settembre, 2018.
Verificata
Un agriturismo tra i migliori Abbiamo passato alcuni giorni davvero gradevoli. Una proprietaria gentile ed efficiente una struttura molto ben tenta tenuta a 10 minuti dal mare . Punto di cucina esterno al bungalow . Occorre sicuramente la macchina
Marty R
Marty R
29. Luglio, 2018.
Verificata
L’Agriturismo Consigliatissimo: Posto favoloso immerso nella natura tra vigneti ed uliveti, circondato da verdi colline. Accoglienza eccezionale, ci si sente a casa. Flora, la proprietaria, è mitica e ci ha coccolato con i suoi prodotti!!! Grazie per la stupenda vacanza 😁
maurizio guidi
maurizio guidi
1. Aprile, 2018.
Verificata
Ottimo rapporto qualità prezzo e grande ospitalità L’agriturismo offre camere confortevoli in una bellissima campagna. Il servizio è professionale e molto amichevole rendendo la permanenza molto piacevole. A poca distanza dal centro storico ma immersa nel verde, questa tenuta è ideale per vacanze sia breve che più prolungate

Conoscere la Maremma: Aree protette e Aree di interesse

La riserva naturale della Diaccia Botrona è un’area naturale protetta caratterizzata da un ambiente tipico palustre che occupa una superficie di 1.273 ettari tra la città di Grosseto e la località costiera di Castiglione della Pescaia.

La Diaccia Botrona è un’area protetta caratterizzata da un ambiente tipico palustre. È ciò che resta del Lago Prile o Lago Preglio, vastissimo bacino lacustre, che nei secoli passati occupava questa zona di pianura e che è stato quasi interamente prosciugato a seguito delle grandi opere di bonifica iniziate dai Lorena nel Settecento attraverso lavori di canalizzazione delle acque per eliminare definitivamente la malaria.

Classificata ai sensi della Convenzione di Ramsar “zona umida di importanza internazionale”, la Diaccia Botrona è una delle più importanti aree della Toscana per lo svernamento, la sosta e la nidificazione di numerose specie di uccelli. Il clima appartiene al tipo sub-umido asciutto con piovosità media di 600 mm e temperatura media annua di 14,5 °C con temperature più alte d’agosto e precipitazioni minime di luglio e con massimi a novembre: le temperature medie giornaliere non scendono mai sotto gli 0 °C.

Luoghi di Interesse

Nel cuore della riserva naturale, in località Isola Clodia, si trovano alcune testimonianze di epoca romana e i resti dell’Abbazia di San Pancrazio al Fango di origini medievali. L’edificio religioso fu costruito in epoca altomedievale nel luogo in cui sorgeva una villa romana. Si presenta sotto forma di ruderi, sopravvissuti al lunghissimo periodo di abbandono causato dal dilagare della malaria.

Attualmente, si conservano parzialmente i fianchi e la base semicircolare dell’abside e, dall’analisi dei resti, la chiesa doveva presentarsi a navata unica con transetto. I resti dell’antica villa romana sono stati inglobati nell’abbazia e parzialmente ricoperti dal terreno.

All’estremità occidentale della Diaccia Botrona, appena fuori dall’abitato di Castiglione della Pescaia, spicca la caratteristica Casa Ximenes o Casa Rossa, fatta costruire da Leonardo Ximenes in epoca settecentesca per iniziare e portare avanti i lavori di bonifica dell’intera zona.

Al suo interno è possibile usufruire di un importante sistema multimediale attraverso il quale è possibile l’osservazione della flora e della fauna, non solo quella presente nella riserva naturale provinciale Diacca Botrona, ma anche di quella nelle altre numerose riserve naturali presenti nella Provincia di Grosseto.

Fonte Dati

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Per secoli Vetulonia è stata una mitologica città etrusca, una celeberrima città della Dodecapoli etrusca, una potenza economica, politica e artistica del tempo, di cui però si erano perse completamente le tracce, come se fosse sparita nel nulla. Di Vetulonia restavano le citazioni nei testi antichi, come nelle opere di Dionigi di Alicarnasso che la ricordava alleata con i Latini in opposizione a Roma nel secolo VII a.C.

Altrimenti nell’opera di Silio Italico, che narrava come Roma avesse preso da Vetulonia i simboli del potere: i fasci littori, la toga listrata e la sella curule (i curuli infatti erano i magistrati dotati di giurisdizione, a cui era riservata detta sella); o ancora Plinio che citava Vetulonia in merito alla suddivisione amministrativa dell’Etruria di epoca augustea.

Vetulonia sembrava tuttavia destinata a restare una città leggendaria, invece durante gli scavi effettuati a Cerveteri nel periodo 1840-1846, venne alla luce il basamento della statua di Claudio (trono di Claudio) su cui erano scolpite tre divinità in rappresentanza di tre importanti popoli etruschi: il popolo di Vulci, quello di Tarquinia e quello di Vetulonia!

Ovviamente la scoperta diede nuovo impulso alle ricerche e nel maggio del 1880, Isidoro Falchi “un medico al servizio dell’archeologia”, che stava effettuando delle ricerche a Colonna di Buriano, così annotava sul proprio diario: “al Poggio di Colonna attratto da tre monete etrusche… e dagli avanzi di grande antichità… che ebbi a osservare mi parvero di tale mole, così vasti e meravigliosi, da richiamare il pensiero… alla celebre Vetulonia”. 

Ovviamente ci vollero anni di scavi per dimostrare quanto asserito, ma gli splendidi reperti etruschi che vennero alla luce spazzarono ogni dubbio. Si arrivò così alla conclusione che Colonna di Buriano e l’antica Vetulonia, erano in realtà la stessa città, ed il 22 luglio 1887, con un Regio Decreto, il re d’Italia Umberto I riassegnò a Colonna di Buriano l’antico nome di Vetulonia.

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La Riserva Naturale delle Bandite di Scarlino raggiunge quasi 9000 ettari di rigogliosa macchia mediterranea. Il territorio dell’area protetta tocca i Comuni di Castiglione della PescaiaFollonicaGavorrano e Scarlino, includendo la zona che raggiunge la collina – con il Monte d’Alma – e quella che raggiunge il mare. 

Nota anche semplicemente come le Bandite di Scarlino, dal comune capofila che la ospita per la sua parte più ampia, deve questo curioso nome da dei frequenti bandi che venivano indetti, in passato, per vendere porzioni di bosco.

Questo spazio è stato, in tempi antichissimi, scelto dall’uomo anche per insediamenti. A testimoniarlo ci sono ritrovamenti che fanno intendere che fosse abitata e utilizzata per la caccia e la raccolta già in epoca preistorica. Il periodo etrusco, invece, si manifesta in un importante sito archeologico – la necropoli di Poggio Tondo – tra i più interessanti della zona.

Attualmente la riserva presenta una fitta rete di sentieri che permette di esplorarla in tutto rispetto della natura. Questi percorsi sono molto amati specialmente da chi corre in sella alla Mountain Bike, ma sono piacevoli da percorrere anche a piedi e a cavallo, godendo di spettacolari viste, specialmente una volta che si raggiunge con lo sguardo il mare.

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Tra Marina di Grosseto e Castiglione della Pescaia si estende un manto verde ricco di fauna e di vegetazione tipica. Si tratta della Pineta del Tombolo, una fascia naturale conosciuta in Toscana per la sua storia e per le qualità che la caratterizzano, rendendola un luogo apprezzato da cittadini e turisti e ideale per una scampagnata in mezzo alla natura.

La pineta del Tombolo è forse la più antica d’Italia. Secondo alcuni studiosi potrebbe risalire persino all’epoca romana, sebbene se ne trovi testimonianza certa a partire dal ‘400, epoca in cui già godeva già di una particolare tutela, giacché non era concesso tagliarne gli alberi senza una specifica autorizzazione.

I pini domestici e i pini marittimi – presenti nella parte costiera – ne costellano il territorio, regalando ai visitatori un luogo interamente da scoprire: gli alberi, veri protagonisti dell’area, sono in grado di resistere alle difficili condizioni climatiche presenti vicino al mare, come l’alta salinità e le alte temperature, rappresentando così una fauna di forte interesse naturalistico. 

Inoltre, non manca il folto sottobosco formato da una macchia mediterranea di vegetazioni come il  leccio, la roverella e la sughera, dove si possono fare incontri speciali: la volpe, l’istrice, lo scoiattolo  e il tasso sono infatti  solo alcune delle specie animali che frequentano la zona interna dell’area, arricchendone il territorio e offrendo uno spettacolo all’insegna della natura selvaggia. 

Un tuffo nel verde, insomma, dove un’altra zona di grande richiamo è quella delle dune che presentano una copertura vegetale distribuita secondo fattori come la piovosità, l’insolazione e la direzione dei venti.

Lo spazio che intercorre tra quest’area e i primi lembi di pineta è poi coperta da specie arbustive come il cisto, il ginepro e specie erbacee perenni, che nella stagione primaverile fioriscono rivestendo la pineta di colori nuovi e caldi, illuminandola sotto un’altra luce. 

Spazio, infine, anche agli ornitologi: nella zona di Fiumara (luogo in continuo cambiamento, in quanto il suo aspetto si modifica a seconda delle precipitazioni annue che determinano la grandezza del cordone di sabbia che lo separa dal mare) si potranno scorgere diverse specie di volatili, dalla folaga al germano reale. 

Questo tipo di zona permette a chiunque voglia immergersi nella natura un’esperienza da non perdere: si potranno fare lunghe passeggiate – specialmente nelle stagioni primaverili, con un clima adatto a questo tipo di gita – ma anche rilassarsi all’ombra dei pini per un pic-nic (ovviamente nelle apposite aree). 

Il posto ideale, quindi, sia per chi vuole godersi un momento di relax all’area aperta, sia per chi vuole intraprendere percorsi naturali all’insegna dell’avventura, ma anche per chi vuole scoprire la fauna toscana in sella alla propria bici.

La Pineta del Tombolo, infatti, è attraversata dalla pista ciclabile Marina di Grosseto-Castiglione della Pescaia nel tratto settentrionale e dalla pista ciclabile Marina di Grosseto-Principina a Mare in quello meridionale: in qualsiasi modo tu scelga di visitarla, non ti deluderà. 

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Il Lago dell’Accesa è un piccolo e misterioso lago della Maremma con antico insediamento etrusco oggi divenuto parco archeologico che ha dato origine a numerose leggende popolari.

Il Lago dell’Accesa è un incantevole e piccolissimo lago di 14 ettari con una profondità che arriva a toccare i 50 metri. Le sue acque cristalline provengono da sorgenti sotterranee, il fondale è di sabbia chiara con aree in cui l’acqua si mantiene bassa. È immerso nella natura maremmana circondato da un fitto bosco ceduo di querce e lecci con varie aree pic nic. Nella buona stagione, l’esperienza di un tuffo è assolutamente da provare, troverete anche una piccolissima spiaggia di sabbia fine.

Il Lago dell’Accesa è distante circa nove km da Massa Marittima e si tratta di un’area interessante sia dal punto di vista naturalistico, ma soprattutto da quello archeologico. Infatti sulle sue sponde è stato rinvenuto un insediamento etrusco originario del VII – VI secolo a.C. esteso decine di ettari e composto da cinque quartieri abitativi e altrettante necropoli delle quali solo alcune sono state identificate. Uno dei quartieri sembra tra l’altro essere stato costruito sopra edifici preesistenti risalenti al IX secolo a.C.

Il piccolo insediamento doveva essere un centro satellite di Vetulonia (con cui era collegato da quello che oggi è il fiume Bruna) ed aveva come peculiarità lo sfruttamento dei vicini giacimenti metalliferi. Venne abbandonato intorno al VI secolo a.C. probabilmente a causa dall’esaurimento dei giacimenti stessi e non è più stato abitato.

Dal 2001 l’intera area del Lago dell’Accesa è divenuta parco tematico della civiltà etrusca, per la visita vi consigliamo di lasciare l’auto presso il centro abitato della Pesta e proseguire a piedi. Il sito archeologico è suddiviso in cinque quartieri che potrete visitare attraverso sentieri attrezzati con pannelli che vi illustrano le caratteristiche dell’antico centro, le abitazioni in muratura di cui sono visibili i basamenti in pietra, i sistemi di drenaggio della acque, i forni per la lavorazione dei metalli e le necropoli con tombe a tumulo e tombe a fossa con circolo di pietre. Tutti i reperti rinvenuti dagli scavi archeologici potrete ammirarli presso il museo archeologico di Massa Marittima.

Il Lago dell’Accesa nel corso dei secoli ha anche acceso la fantasia popolare, la quale ha dato vita a numerose leggende, per lo più originate dal suo nome (il lago che si accende), dalla sua anomala profondità, dalla presenza delle antiche sepolture etrusche. Tra le tante leggende ricordiamo quella che narra di come in tempi lontani, al posto del lago si trovasse un campo di grano.

Il proprietario disinteressandosi delle celebrazioni in onore di S. Anna, protettrice dei mietitori, costrinse i suoi contadini a proseguire il lavoro anche nel giorno a lei dedicato, il 26 luglio. Fatto sta che durante il lavoro, tutti i contadini ed i buoi vennero inghiottiti dalla terra e nel medesimo punto sorse il lago. La leggenda racconta infine che nelle notti estive a volte si senta ancora il canto di quei poveri contadini.

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Il Parco della Maremma con un’estensione di circa 100 kmq comprende il tratto costiero della maremma toscana che va dal promontorio di Talamone fino alla foce del fiume Ombrone. Un territorio ricco di ecosistemi in cui si presta grande attenzione alla conservazione della biodiversità.

Dal punto di vista naturalistico possiamo dire che la maggior parte del parco è occupata dai Monti dell’Uccellina che corrono paralleli alla costa, sono coperti da una fitta macchia e toccano le quote più alte in corrispondenza di Poggio Lecci con 417 metri sul livello del mare.


Nella parte settentrionale (pianeggiante) troviamo invece le zone umide caratterizzate da ambienti palustri generati dalla foce del fiume Ombrone. Altro importante ecosistema è rappresentato dalla pineta situata nella Marina di Alberese, risultato del rimboschimento attuato da Leopoldo II di Lorena. Il tratto costiero è invece costituito da una successione di spiagge sabbiose, baie e scogliere per complessivi 25 km tra Talamone e Principina a Mare.

Nella stagione migratoria il parco è una meta prescelta da molte specie di uccelli acquatici, vi nidificano inoltre alcune specie importanti come il fratino, la ghiandaia marina, l’occhione e dal 2010 per merito di un progetto di reintroduzione, è tornato a nidificare anche il falco pescatore. Per quanto riguarda i rapaci segnaliamo il falco pellegrino, il gheppio, la poiana, il biancone, il falco di palude, il barbagianni e la civetta. Il parco Inoltre rappresenta un habitat naturale ideale per cavalli e bovini che vivono allo stato brado o allevati all’aperto.

Lungo il tratto di strada che dall’ingresso conduce alla spiaggia di Marina di Alberese ammirerete in tutta la loro bellezza le mandrie di vacche maremmane. Nell’ambiente dei pascoli inoltre vivono stabilmente la lepre e il riccio, tuttavia vi compiono le loro scorribande notturne anche la volpe, il tasso, l’istrice e il cinghiale. Nelle zone boscose troviamo il capriolo e nelle pinete il daino. Nella zona costiera infine sono presenti diversi carnivori tra cui il gatto selvatico, il lupo, la martora, la faina e la lepre europea.

Il Parco della Maremma pur essendo coperto da una folta vegetazione presenta notevoli testimonianze storiche tra cui numerose torri di avvistamento costruite per prevenire gli attacchi dei pirati saraceni nel XV secolo, ma soprattutto le possenti rovine dell’abbazia di San Rabano del XII secolo nata come monastero benedettino, passata nel 1307 all’ordine dei cavalieri di Gerusalemme e abbandonata nel Cinquecento.

Visita Il Parco della Maremma

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La riserva naturale Laguna di Orbetello è un’area naturale protetta nei pressi della Laguna di Orbetello, in Toscana. La riserva è stata istituita nel 1998 e occupa una superficie di 1.533 ettari nella provincia di Grosseto.

L’Oasi WWF di Orbetello è una zona umida di importanza internazionale che trovandosi sulle rotte migratorie rappresenta anche un punto di sosta per migliaia di uccelli. La laguna è abitata da volpi, tassi, istrici, falchi pescatori, fenicotteri, cavalieri d’Italia e aironi facilmente avvistabili da una delle tante postazioni distribuite nell’Oasi.  La costa è ricoperta da una lussureggiante macchia mediterranea mentre laguna salmastra  è costellata di piccole isole di limo, ricoperte da vegetazione palustre. Nella riva interna infine, è possibile passeggiare tra i boschi di frassini, olmi, sughere e pioppi.

La qualità di questo ambiente e la sua posizione lungo le rotte migratorie assicurano la concentrazione di migliaia di uccelli durante le migrazioni e lo svernamento. La Laguna di Orbetello è infatti uno dei più importanti siti di svernamento per le specie che nidificano nell’Europa centrale e settentrionale.

L’Oasi WWF Laguna di Orbetello offre 2 itinerari: quello storico situato in località Ceriolo III, il più attrezzato per l’osservazione degli uccelli grazie a 9 osservatori posti in luoghi strategici.

Il secondo itinerario è quello del Bosco di Patanella, dove è stato allestito un percorso botanico con due capanni per l’osservazione.

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L’arcipelago Toscano è formato da un gruppo di sette isole maggiori, di cui la più grande è l’isola d’Elba, più alcune minori, secche e scogli situati tra la terraferma toscana e la Corsica. Le 7 isole dell’Arcipelago Toscano sono Elba, Giglio, Giannutri, Capraia, Pianosa, Montecristo e Gorgona.

Si tratta di isole di formazione geologica assai diversa: Capraia é vulcanica, il Giglio e l’Elba sono prevalentemente granitiche. Una grande varietà geologica che influenza forma e paesaggio di ciascuna isola. L’antichissima presenza dell’uomo, testimoniata dai ritrovamenti e dalla lunga tradizione di lavorazione dei minerali, ha prodotto profondi cambiamenti nella vegetazione originaria e i boschi di leccio restano solo in alcune parti dell’Elba, mentre la macchia mediterranea é la vegetazione dominante.

L’Arcipelago Toscano ha rappresentato un’importante area di rifugio e di collegamento tra il sistema sardo-corso e la penisola. Da questa storia la presenza nell’Arcipelago di specie di animali e vegetali estremamente focalizzate, formatesi nei periodi d’isolamento, assieme a specie presenti solo in Corsica e in Sardegna. Presenti colonie di uccelli marini, berte e gabbiani, tra i quali il raro gabbiano corso, specie endemica del Mediterraneo e presente in Italia in pochissime località. Sporadicamente segnalata la foca monaca mentre è possibile l’avvistamento di cetacei.

Visita il sito Arcipelago Toscano

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Conoscere la Maremma: Luoghi e Tradizioni

Grosseto, capoluogo della Maremma, si estende nella pianura attraversata dal fiume Ombrone a pochi chilometri dalla costa tirrenica. Lo sviluppo di questa città è più recente rispetto agli antichissimi borghi che sorgono in Maremma, e potremmo identificare la sua nascita nel 935, anno in cui Roselle venne completamente distrutta dai pirati Saraceni.
Sin dal 1336, Grosseto fu un dominio senese e si arrese alla Famiglia dei Medici solo nel 1559, dopo la battaglia di Montalcino. La città trovò la sua forma attuale solo nel Novecento, grazie alle opere di bonifica nei suoi territori.

Posto ideale per esplorare le colline circostanti e i vicini tratti di mare, la città – con la sua tranquillità perfetta per le famiglie – sa offrire sorprese inattese a chi decida di visitarla.

Cosa vedere a Grosseto

Il centro storico è racchiuso da unacerchia murariamedievale totalmente integra e splendidamente conservata. All’interno delle mura merita visitare Piazza del Duomo, chiamata anche Piazza Dante, su cui spicca la notevole facciata in marmi bianchi e rosa della Cattedrale di San Lorenzo, il monumento più importante della città, costruita nel XII secolo. 
L’interno della cattedrale presenta la pianta a croce latina, con tre navate e quella centrale termina con un’abside semicircolare. Inoltre, custodisce interessanti sculture come l’imponentefonte battesimale in marmo di Antonio Ghini.

È possibile anche ammirare il Cassero Senese, uno dei quattro bastioni eretti lungo la cinta muraria: fu costruito all’epoca della dominazione della Repubblica senese e fu portato a termine nel 1345. Lungo la passeggiata sui bastioni, da non perdere, la visita alla Chiesa e Convento di San Francesco.

Un bel modo per entrare in contatto con i segreti di una città poco conosciuta ma ricca di storia può certamente essere una visita al Museo archeologico e d’arte della Maremma. Nel centro storico di Grosseto ha sede anche il Polo culturale Le Clarisse che ospita al suo interno sia il nuovo Museo collezione Gianfranco Luzzetti, con capolavori databili tra il XIV e il XIX secolo tra dipinti e sculture, sia lo spazio espositivo Clarisse Arte, riservato a mostre contemporanee e sede di un centro di documentazione. Infine si consiglia una visita al Museo di storia naturale della Maremma con i suoi reperti, rocce, minerali e ricostruzioni ambientali.

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Il Giardino dei Tarocchi è un grande parco dove sono esposte delle grandi e stravaganti installazioni artistiche ispirate ai tarocchi che attirano i visitatori. E’ un parco artistico realizzato da Niki de Saint Phalle, un giardino esoterico sulla collina di Garavicchio a Capalbio in Maremma Toscana.

Il Giardino dei Tarocchi è probabilmente il capolavoro di Niki de Saint Phalle: immerse nella natura della Maremma si ergono ciclopiche sculture alte dai 12 ai 15 metri dedicate ai simboli dei tarocchi, un mondo tra sogno e realtà in cui sono raffigurati i 22 arcani maggiori dei tarocchi. Il giardino è un vero e proprio museo a cielo aperto, perfettamente inserito nel paesaggio collinare della Maremma, un parco di eccezionale fascino, unico al mondo, uno degli esempi d’arte ambientale più importanti d’Italia in cui le sculture “dialogano” con la natura.

Niki de Saint Phalle ha lavorato alla realizzazione del giardino dal 1979 e l’apertura al pubblico è avvenuta il 15 maggio 1998. Per il suo particolare aspetto, la sua delicatezza e con lo scopo di preservare l’atmosfera magica che si respira nel giardino, le visite sono possibili solo in alcuni periodi dell’anno (da aprile alla metà di ottobre), in fasce orarie predeterminate, per un numero ristretto di visitatori.

Per desiderio dell’artista inoltre, al fine di salvaguardare la libertà di movimento dei visitatori, non sono previste ne visite guidate ne un itinerario precostituito. È un luogo fuori dagli schemi in cui perdersi nella bellezza del paesaggio e nei colori delle sculture.

Per informazioni e prenotazioni di visite contattare il numero 0564 895122

Visita il sito de Il Giardino dei Tarocchi

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Pitigliano è un caratteristico borgo della Maremma, situato su uno sperone tufaceo, che per tre lati scende a strapiombo sulle verdi vallate circostanti. Di una bellezza unica il panorama che si ammira arrivando in paese, dopo la curva della Madonna della Grazie, appare all’improvviso l’imponente acquedotto mediceo dai grandi archi, uno spettacolo di per se già sufficiente per venire a scoprire questo piccolo ed incantevole borgo della Maremma.

Le case raccolte intorno al castello Orsini, il dedalo di vicoli, le piccole scalinate e gli affacci che si aprono a strapiombo sulla vallata circostante creano un’atmosfera suggestiva ed incantevole.

A Pitigliano sono conservate numerose tracce delle genti che hanno abitato questo luogo fin dai tempi più antichi. Prima etrusco, poi romano, è passato successivamente sotto diverse potenti famiglie quali gli Aldobrabdeschi, gli Orsini ed i Medici. Ricordiamo inoltre che Pitigliano è conosciuto anche col nome di “Piccola Gerusalemme”, a causa dell’insediamento (nel XVI sec.) della comunità ebraica, di cui è possibile tutt’oggi ammirare la sinagoga e numerosi edifici.

Visita il sito di Pitigliano

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I butteri della Maremma, ultimi testimoni di un mondo di sapori e tradizioni forti, protagonisti di sfide e baldanze nelle giostre dei villaggi e di duro, continuo, solitario lavoro, con accanto gli unici veri compagni di vita: i cavalli.

I butteri sono i pastori a cavallo, i mandriani, tipici della Maremma Toscana e Laziale, la cui giornata, specie nel passato, non era certo da invidiare da un punto di vista qualitativo.

I butteri non sapevano davvero cosa fosse la paura, ma conoscevano benissimo la macchia. Non avevano timore di trascorrere la loro vita nella solitudine e negli intrichi delle scopaie, in sella all’inseparabile Cavallo di Razza Maremmano, tra i miasmi degli acquitrini, nelle boscaglie popolate dai cinghiali, esposti ai freddi venti invernali, o al calore delle torride giornate estive, sopravvivendo di povere zuppe contadine, di scarsi compensi, molto spesso sfruttati, e stando sempre in arcione dall’alba al tramonto, in una terra che appariva difficile, ostile, ingrata, in quella che i canti di un tempo definivano Maremma Amara.

I butteri, o bestiai, come si chiamavano tra di loro, lavoravano tutta la giornata, caracollavano nei territori delle grandi tenute maremmane, convogliavano le mandrie verso i mandrioli, catturavano le bestie con il laccio, si incaricavano di marcare i bovini, di scrinare i cavalli, di domarli. La sera si riunivano tutti insieme intorno al fuoco per mangiare la polenta (o altri piatti poveri maremmani come l’acquacotta) e organizzarsi per il lavoro del giorno seguente.

I compiti dei butteri erano spesso anche altri: a volte si trattava soltanto di sorvegliare i capi al pascolo, o di indirizzarli verso pascoli migliori, ma in altri casi (soprattutto durante l’inverno) dovevano anche provvedere ad alimentare con un po’ di foraggine le mandrie affamate. I butteri non indossavano tenute da concorso ippico: indossavano ruvidi pantaloni infilati negli stivali, cosciali di pelle di cinghiale o di capra, camiciotti di flanella, giacche di fustagno alla cacciatora con grandi tasche; si proteggevano la testa, la faccia, gli occhi (dalle frustate dei rovi, dalle piogge battenti e dalla polvere) con larghi cappellacci muniti di sottogola.

Tenevano appesa alla sella la lacciaia, stringevano le briglie a mazzetto con una mano e con l’altra reggevano un bastone a uncino, quando non impugnavano la doppietta. La loro fama di ottimi e spericolati cavalieri, la loro vita silenziosa, dura, solitaria, la loro presenza per secoli in una terra che per molti aspetti è ancora selvaggia, rendono la figura del buttero il simbolo più autentico e insostituibile della Maremma Toscana e Laziale di ieri e di oggi.

Visita sito I Butteri d’Alta Maremma

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Le Terme di Saturnia sono oggi un centro termale incantevole situato ai piedi del borgo medievale di Saturnia e circondato da un parco secolare tipico della terra maremmana. Il Terme di Saturnia Spa & Golf Resort è una struttura di altissimo livello, sapientemente organizzata, in grado di soddisfare una clientela molto esigente.

Immersi nelle quattro piscine termali all’aperto (da cui si alza un vapore suggestivo e rilassante) potrete godere del panorama circostante sulla natura maremmana. L’offerta è completata dai percorsi vascolari ad acqua fredda e calda, area relax, centro benessere e Spa Cafè. Per informazioni sui prezzi contattare la biglietteria tel. 0564 600311.

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Cala Violina è una tra le più belle spiagge della Maremma, sabbia chiara, mare cristallino e la natura incontaminata della riserva naturale. E’ situata tra Follonica e Punta Ala (entrambe distanti circa 10 km), all’interno della Riserva Naturale delle Bandite di Scarlino. Prima è importante sapere che dal 1 giugno al 15 settembre per tutelare il patrimonio della riserva naturale e garantire la sicurezza, l’accesso è limitato a 700 persone al giorno tramite prenotazione.

Per prenotare ed effettuare il pagamento di 1 euro a persona (fino ai 12 anni è gratuito). Dei tre percorsi di accesso il più agevole è quello dal lato di Pian d’Alma, percorrete in auto o moto la Strada Provinciale 158 delle Collacchie fino al chilometro 10, seguite la segnaletica per Cala Violina immettendovi sul sentiero sterrato che percorrerete per circa 1 km dopodiché troverete il parcheggio. Una volta parcheggiata la macchina, per accedere alla spiaggia bisogna percorrere un sentiero lungo 1,8 km immerso nella pineta, si impiegano dai 20 ai 30 minuti, sono raccomandabili scarpe comode.

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L’Argentario è uno splendido promontorio circondato dal mare e collegato alla costa dai tomboli della Giannella, della Feniglia, e da un istmo artificiale che corrisponde alla diga di Orbetello. Dall’Argentario si affacciano sul mare due rinomati ed accoglienti centri turistici: Porto Santo Stefano e Porto Ercole antichi borghi di pescatori che hanno poi fatto del turismo una risorsa principale.

L’Argentario attrae i turisti per l’unicità del suo paesaggio, del suo ambiente marino e del suo clima eccezionalmente mite, che lo rende un luogo di vacanza ideale per gran parte dell’anno. Per gli amanti del trekking e della mountain bike, nella zona interna del promontorio si trovano moltissimi sentieri che dal mare salgono in mezzo ad una rigogliosa macchia mediterranea fino a 635 metri (punta telegrafo) offrendo panorami e scorci di rara bellezza.

Altra caratteristica dell’Argentario è di avere un ambiente marino di grande varietà che riesce a soddisfare veramente tutti. I due tomboli infatti, altro non sono che due lunghe spiagge sabbiose riparate da ombrose pinete che rendono queste aree particolarmente tranquille, rilassanti e di facile accesso.

Per gli amanti dei fondali rocciosi invece, lungo tutta la costa dell’Argentario, alte scogliere si alternano a suggestive calette e spiagge selvagge ed isolate, più difficili da raggiungere (preferibilmente in barca e/o gommone), ma bagnate da un mare cristallino. La costa molto irregolare offre ai subacquei innumerevoli punti di immersioni differenti l’uno dall’altro: pareti, grotte, secche e relitti in un mare ricco di vita.

L’Argentario inoltre era conosciuto e frequentato già nell’antichità (come dimostra la villa romana dei Domizi Enobarbi in località Santa Liberata), ed ha anche conservato alcuni “gioielli storici” come i forti spagnoli e le torri di avvistamento che all’epoca dello Stato dei Presidi (XIV sec) difendevano il territorio dagli attacchi dei pirati saraceni.

Per quanto riguarda l’aspetto enogastronomico, troviamo una cucina che riesce ad unire i sapori genuini della terra e del mare. Il piatto per eccellenza è la zuppa di pesce conosciuta col nome di caldaro, ma non possiamo dimenticarci di ricordare gli ottimi vino ed olio, ricavati grazie al lavoro secolare di contadini, ormai lontani nel tempo, che riuscirono con enorme fatica a creare delle terrazze coltivabile su questo “scoglio chiamato Argentario”.

Vi segnaliamo infine il principale evento folcloristico: il Palio Marinaro dell’Argentario che dal 1937 ogni 15 agosto si disputa nelle acque di Porto Santo Stefano.

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Il brigante Tiburzi (Domenico Tiburzi) è senza dubbio il più famoso esponente del fenomeno di brigantaggio che sorse in Maremma tra l’Ottocento ed il Novecento. Il Brigante Tiburzi era amato dalla popolazione poiché intendeva difendere la giustizia dai soprusi dei grandi proprietari terrieri. Morì durante uno scontro a fuoco con i carabinieri, avvenuto nella notte tra il 23 ed il 24 ottobre del 1896.

La sua tomba si trova nel cimitero di Capalbio ma la sepoltura del brigante è avvolta dalla leggenda. Pare infatti che l’allora parroco di Capalbio, si rifiutasse di far seppellire il brigante nel cimitero, poiché lo riteneva un criminale senza Dio. Di diverso parere tuttavia era la popolazione di Capalbio, che aveva visto nel brigante Tiburzi un paladino della povera gente, un brigante che rubava ai ricchi per donare ai poveri. La disputa si risolse con un compromesso: il corpo di Tiburzi venne seppellito dove c’era il cancello d’entrata e quindi al confine del cimitero, per metà dentro e per metà fuori e senza nessuna croce ne lapide.

Oggi si sono perse le tracce del cancello originario, ma il cimitero di Capalbio con il trascorrere degli anni si è ingrandito ed il corpo del Tiburzi, oggi, si trova totalmente in terra consacrata, così dopo aver ricevuto l’assoluzione dal popolo è stato il tempo a decretarne l’assoluzione completa. La targa in legno che ne ricorda la data di nascita e di morte, è posta sull’antica colonna romana dove, dopo la sua morte, il brigante venne legato e fotografato. Sono tantissimi i ristoranti della Maremma che espongono questa foto.

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